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Quando gira il tamburo

Romanzo

Estate 2011, pendici del Monte Pisano

Seduta sotto il pergolato, Maria si riposa dalla dura giornata di lavoro. Complici i profumi della campagna diffusi dalla brezza, indugia nei ricordi della sua storia col marito: un personaggio marginale se non fosse per i trascorsi familiari con Renato Vanni, ingegnere informatico e direttore della filiale italiana di una multinazionale del software. Quella stessa sera a Pisa, il dirigente è ancora al lavoro quando riceve la telefonata di una donna che si presenta come la dottoressa Laura Cecchi, assistente di tal professor Orsini, in cerca di un’azienda specializzata nello sviluppo di software personalizzato. Dopo il telegrafico quanto singolare colloquio con la donna, Renato indulge sulle reminiscenze dell’infanzia col padre; nel frattempo, per sfuggire alla solitudine che l’attende a casa, la dottoressa Cecchi cena nel fast-food di un centro commerciale, dove emergono i primi sintomi di un’insofferenza latente verso il suo mentore e datore di lavoro.
Deluso dall’infruttuosa serata trascorsa nella sala scommesse, il dottore in filosofia nonché programmatore informatico Alfonso Ricci Cajetani si aggira nei vicoli del Borgo Stretto. Contrariato dall’idea di rinunciare all’incontro con una missionaria orientale del sesso per mancanza di denaro, rimugina sul passato e le scelte che l’hanno condotto alla precarietà della sua condizione, finché rientrato nella casa che un tempo era stata la residenza dei nobili nonni materni, conclude la giornata con un bicchiere di vino.
Il nuovo giorno offre a Renato un’inattesa scoperta: quel professor Orsini citato nella telefonata è un famoso psichiatra in odore di Nobel. Incuriosito dal profilo pubblico del personaggio, il direttore della United Softmind Italia concorda l’appuntamento nel quale si palesa l’obiettivo del potenziale cliente: realizzare un rivoluzionario lettore antropometrico. L’incontro si conclude negativamente a causa dell’insofferenza del bizzarro psichiatra verso le procedure della multinazionale. Il mattino successivo è sabato e, mentre Renato si gode il riposo nella sua villa sul Monte Pisano, una email di Laura gli offre lo spunto per superare il problema che ha fatto fallire la trattativa: sviluppare il progetto privatamente. Da una telefonata a Elena, la sua bellissima segretaria e occasionale amante, Renato apprende il nome del programmatore indipendente che in passato ha scritto un software simile a quello richiesto: è Alfonso Ricci Cajetani, noto col soprannome di Bukowski per averne declamato le poesie in un bar frequentato dalla buona società scatenando una rissa. A causa dei tempi imposti dal professor Orsini, per quanto sia perplesso dalla pessima reputazione del soggetto, il giovane direttore della software-house scende a patti con il geniale quanto problematico programmatore-filosofo, e nonostante la contrapposizione delle rispettive visioni della vita alimenti un conflitto dai toni a volte drammatici, i due informatici realizzano la macchina della verità capace di tracciare anche le “bugie inconsapevoli”; in altre parole, verità e falsità ritenute tali dalla Ragione che nel Subconscio assumono il segno opposto.
Nella villa di Renato, tutto è pronto per il primo test di funzionamento del congegno. Lo psichiatra è assente, impegnato in un congresso e Laura, nel ruolo di “cavia”, è pronta a rispondere alle domande predisposte dal professor Orsini quando una telefonata di Elena richiede la presenza di Renato in ufficio.
Alfonso ne approfitta e seduce la donna, attivando in lei le istanze di cambiamento che si avvolgeranno come una spirale intorno alle storie degli altri.
La catena di eventi generata dalla psicomorfosi di Laura farà emergere desideri, aspettative, dubbi e rimpianti che indurranno profonde perturbazioni esistenziali e conseguenti scelte di percorso nei personaggi del romanzo, che si concluderà nella casa contadina in cui è iniziata svelando anche un piccolo ma piccante segreto.

Siamo persone cosiddette normali, equilibrate consapevoli, ma un giorno incontriamo qualcuno che fa o dice qualcosa che smuove le acque intorno alla nostra identità, sfuma i contorni di ciò che fino a un istante prima credevamo certo. Inizia la fioritura delle ipotesi su ciò che siamo veramente: l’identità con la quale ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri diventa instabile.
Può accadere che un evento apra quella finestra dell’anima esposta al concepibile, al “tutto è possibile”; il vento del cambiamento comincia a soffiare forte e le convinzioni volano via come castelli di carte; il Sistema diventa molle, plastico, nuove istanze di desideri inconsci si aggirano dietro le quinte della coscienza. Le variazioni nel percepire il nostro Essere, un diverso sentire, i nuovi umori che modificano le variabili esistenziali, confondono lo scopo per il quale pensavamo di vivere: si aprono le pirandelliane danze per la successione al potere; comincia la guerra tra gli agenti mentali che vorrebbero riaffermata la vecchia identità e quelli dell’anima che combattono per cambiarla.
Le interazioni tra i personaggi del romanzo generano turbolente correnti di profondità che rimestano i fondali del subconscio; affiorano immagini del passato, si riaprono le segrete stanze dell’anima confinate nelle regioni periferiche della memoria. Nuove luci illuminano la scena: alcuni personaggi scoprono aspetti di se stessi che non conoscevano; affiorano verità diverse, dubbi, paure, desideri conflittuali. Nell’inevitabile guerra d’intenti che si scatena, negli assalti portati al suono dei tamburi di Dioniso contro gli obliqui pensieri di Apollo, troveremo schierati di fronte Percezione e Ragione: la prima a favore di un cambiamento vocato dalle incontestabili verità dei sensi, l’altra, corazzata dai postulati delle scelte razionali, si difenderà con ogni mezzo da quello che ritiene un attacco all’Identità che governa il Sistema.

Alessandro Arvigo

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