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Il sogno blu

Romanzo

L’affermazione del pensiero scientifico, oltre ad aver migliorato il nostro modo di vivere, ha sancito il definitivo predominio della razionalità sulla percezione. I sogni, che in tutte le civiltà hanno rappresentato per millenni il canale di comunicazione con il lato oscuro e misterioso dell’universo, sono stati derubricati dalla ragione a figli illegittimi della realtà: una scomoda eredità dell’infanzia e dell’adolescenza da relegare per tempo in soffitta insieme ai vecchi giocattoli.
Non la pensa così il protagonista di questa storia, che i sogni invece li studia e li “frequenta” da vent’anni, da quando una ricerca su quelli che la scienza definiva Sogni Lucidi gli rivela che antiche e quasi sconosciute civiltà precolombiane praticavano tecniche di direzione e controllo dei sogni.
Il sogno blu entra in scena nel dicembre del 1996 durante una trasmissione televisiva, quando il conduttore del più famoso talkshow di quel tempo concede il microfono a una signora del pubblico. Sembra una puntata come tante, finché la donna inizia a raccontare di uno strano sogno che ha fatto la settimana precedente. Mentre il racconto progredisce, nella platea scende un silenzio irreale. Al termine del racconto, il conduttore del programma e quasi tutto il pubblico in sala ricordano di aver fatto lo stesso sogno e s’interrogano su quella che appare come un’incredibile coincidenza. Nei giorni successivi, da alcuni particolari emersi visionando la registrazione di una precedente puntata, il conduttore scopre di essersi imbattuto in qualcosa di misterioso che riguarda il suo spettacolo e comincia a indagare. Il mistero cresce quando alla redazione dello studio perviene una lettera proveniente da Messina, il cui mittente sostiene di aver appreso del sogno collettivo da un quotidiano e che, nei particolari descritti dall’articolo, ha riconosciuto il sogno da lui fatto nella stessa notte. Il conduttore del talk show scopre che il mittente della lettera è uno psicologo, autore di un saggio sui Sogni Lucidi pubblicato molti anni prima, scomparso poi dalla scena nonostante il successo ottenuto. Infastidito dalla stampa che lo accusa di aver montato la storia del sogno collettivo a scopi pubblicitari, il conduttore del talk show vuole dimostrare la sua buona fede e organizza un incontro con lo psicologo al quale, per conto dello studio di produzione, affida il compito d’indagare sulle possibili cause di quel fenomeno.
Lo psicologo, il protagonista di questa storia, a causa di un tragico evento verificatosi quindici anni prima era caduto in un profondo stato depressivo che lo aveva indotto ad abbandonare la professione. Il progressivo allontanamento dagli affetti e dalle relazioni sociali culminato nel divorzio dalla moglie, lo avevano spinto a fuggire lontano dai luoghi dove un tempo era stato felice. Rifugiatosi a Messina, adattandosi a vivere in solitudine e al limite della povertà, durante gli anni del suo volontario esilio dal mondo dedica sempre più tempo alla pratica di un particolare tipo di sogni, dei quali lui, ma anche altri studiosi, sono convinti che rappresentino la porta d’accesso a dimensioni parallele nelle quali è possibile vivere esperienze percettive reali quanto quelle che hanno luogo durante la veglia.
L’indagine sul sogno coinvolgerà lo psicologo anche su aspetti personali, a causa di una giornalista siciliana che irrompe nella sua vita con la forza e la passione delle donne meridionali. L’incontro ravvicinato con una creatura attraente e sensibile provocherà la crisi dei fragili equilibri sui quali l’uomo aveva ricostruito la propria esistenza, attivando un processo di revisione del proprio vissuto al quale lo psicologo cercherà di resistere, ma senza riuscire a sottrarsi all’inevitabile conflitto interiore.
L’appartenenza dei due protagonisti a diverse culture e i diversi sistemi di valori che hanno condizionato l’evolversi della loro storia personale, influiranno sulla natura di un rapporto che si svilupperà parallelamente al progredire dell’indagine; un confronto-scontro dal quale emergono le istanze profonde del protagonista; istanze tanto più forti e pressanti, quanto sistematicamente negate da una vita sempre più ricca di significati che riescono a narcotizzare, ma non soddisfano, il bisogno d’infinito dell’essere umano.

Alessandro Arvigo

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