Fino a pochi giorni fa, al posto dell’immagine c’era un filmato: l’hanno rimosso da Youtube.
Mi chiedo se qualcuno avrà fatto a tempo a vederlo.
Spremendo il documentario, non più gratuito, il succo potrebbe ridursi a venti minuti, ma comprendo che il valore di mercato sarebbe stato troppo basso e dunque… peccato però che qualche istituzione lungimirante non ne abbia acquistato i diritti per renderlo disponibile a tutti.
Il valore del film è nel modo semplice con cui comunica le scoperte delle nuove scienze che studiano la fisica e la chimica del cervello, i sentimenti, la controparte bioelettrica delle emozioni, la dimensione quantistica del pensiero. Non è poco: a chi non interesserebbe la spiegazione scientifica del perché la Realtà sia in realtà un prodotto della nostra mente.
Tralasciando derive teologiche e citazioni di misticismo all’americana che appesantiscono i contenuti senza aggiungere alcunché d’interessante, il filmato arricchisce le riflessioni sul perché sia così difficile agire sull’identità, oltre che confermare la natura relativa della percezione. A ben vedere, le neuroscienze non fanno che svelare le dinamiche biologiche di meccaniche della psiche individuate da tempo. Certo che, col bollino blu della scienza, idee e teorie possono circolare con maggiore libertà e non solo: se a quindici anni avessi saputo che buona parte della realtà che percepivo e i miei stessi pensieri “dipendevano” da neuro peptidi o neuro ormoni, qualche patema d’animo me lo sarei risparmiato. Comunque sono felice di conoscere la spiegazione scientifica del perché il profumo del Taleggio venga percepito da alcuni come puzza insopportabile mentre ad altri evoca il verde dei pascoli, il profumo del latte d’alpeggio, l’odore fresco delle cantine di pietra dove le forme stagionano.
La scienza spiega che dipende da come abbiamo memorizzato la prima volta una qualsiasi realtà. Nel caso del Taleggio, le molecole odorose vengono memorizzate come inebriante profumo di cacio o puzza di piedi a causa delle differenze intellettuali e percettive che si consolidano in una sorta di “dipendenza interpretativa”; variabili capaci di condizionare la chimica delle emozioni, il nascere, crescere o decrescere delle reti neurali che qualificano, memorizzano e classificano la nostra idea di Realtà.
Certificare il potere benefico e malefico della reiterazione di idee, sentimenti ed emozioni nel processo di consolidamento e sviluppo di una rete neurale fa sperare che non tutto sia perduto, se a causa della vita siamo diventati in un modo o nell’altro. Interessante (e plausibile) il concetto che la nostra identità sia il risultato dell’insieme di tutte le reti neurali nelle quali abbiamo memorizzato percezioni, pensieri ed emozioni, a prescindere da quanto siano stati contaminati da esperienze passate e relazioni associative.
“Ogni volta che interrompiamo un pensiero che produce una risposta chimica nel corpo, le cellule nervose collegate tra loro cominciano a rompere la relazione a lungo termine.”
Intrigante il concetto: la consapevolezza blocca la risposta automatica generata dalle reti neurali associate a un pensiero e “Sua Maestà l’Intento” può cambiare le carte quando vuole, aggiungo io…
“Nell’ippotalamo prendiamo piccole catene proteiche chiamate peptidi e le assembliamo in neuro peptidi o neuro ormoni che corrispondono agli stati emotivi che sperimentiamo ogni giorno. […] Un peptide, in un recettore, cambia la cellula in molti modi: mette in moto tutta una serie di eventi biochimici, alcuni dei quali portano dei cambiamenti nel nucleo stesso della cellula.”
Direi che ce n’è abbastanza per ragionarci sopra.
Quindi, tornando al delizioso cacio nato nell’omonimo ramo della Val Brembana, la prossima volta che qualcuno mi dirà che puzza di piedi lo giustificherò con benevolenza: potrebbe aver avuto un infanzia difficile con i formaggi, forse a causa di una tata francese tifosa del Brie…
Spremendo il documentario, non più gratuito, il succo potrebbe ridursi a venti minuti, ma comprendo che il valore di mercato sarebbe stato troppo basso e dunque… peccato però che qualche istituzione lungimirante non ne abbia acquistato i diritti per renderlo disponibile a tutti.
Il valore del film è nel modo semplice con cui comunica le scoperte delle nuove scienze che studiano la fisica e la chimica del cervello, i sentimenti, la controparte bioelettrica delle emozioni, la dimensione quantistica del pensiero. Non è poco: a chi non interesserebbe la spiegazione scientifica del perché la Realtà sia in realtà un prodotto della nostra mente.
Tralasciando derive teologiche e citazioni di misticismo all’americana che appesantiscono i contenuti senza aggiungere alcunché d’interessante, il filmato arricchisce le riflessioni sul perché sia così difficile agire sull’identità, oltre che confermare la natura relativa della percezione. A ben vedere, le neuroscienze non fanno che svelare le dinamiche biologiche di meccaniche della psiche individuate da tempo. Certo che, col bollino blu della scienza, idee e teorie possono circolare con maggiore libertà e non solo: se a quindici anni avessi saputo che buona parte della realtà che percepivo e i miei stessi pensieri “dipendevano” da neuro peptidi o neuro ormoni, qualche patema d’animo me lo sarei risparmiato. Comunque sono felice di conoscere la spiegazione scientifica del perché il profumo del Taleggio venga percepito da alcuni come puzza insopportabile mentre ad altri evoca il verde dei pascoli, il profumo del latte d’alpeggio, l’odore fresco delle cantine di pietra dove le forme stagionano.
La scienza spiega che dipende da come abbiamo memorizzato la prima volta una qualsiasi realtà. Nel caso del Taleggio, le molecole odorose vengono memorizzate come inebriante profumo di cacio o puzza di piedi a causa delle differenze intellettuali e percettive che si consolidano in una sorta di “dipendenza interpretativa”; variabili capaci di condizionare la chimica delle emozioni, il nascere, crescere o decrescere delle reti neurali che qualificano, memorizzano e classificano la nostra idea di Realtà.
Certificare il potere benefico e malefico della reiterazione di idee, sentimenti ed emozioni nel processo di consolidamento e sviluppo di una rete neurale fa sperare che non tutto sia perduto, se a causa della vita siamo diventati in un modo o nell’altro. Interessante (e plausibile) il concetto che la nostra identità sia il risultato dell’insieme di tutte le reti neurali nelle quali abbiamo memorizzato percezioni, pensieri ed emozioni, a prescindere da quanto siano stati contaminati da esperienze passate e relazioni associative.
“Ogni volta che interrompiamo un pensiero che produce una risposta chimica nel corpo, le cellule nervose collegate tra loro cominciano a rompere la relazione a lungo termine.”
Intrigante il concetto: la consapevolezza blocca la risposta automatica generata dalle reti neurali associate a un pensiero e “Sua Maestà l’Intento” può cambiare le carte quando vuole, aggiungo io…
“Nell’ippotalamo prendiamo piccole catene proteiche chiamate peptidi e le assembliamo in neuro peptidi o neuro ormoni che corrispondono agli stati emotivi che sperimentiamo ogni giorno. […] Un peptide, in un recettore, cambia la cellula in molti modi: mette in moto tutta una serie di eventi biochimici, alcuni dei quali portano dei cambiamenti nel nucleo stesso della cellula.”
Direi che ce n’è abbastanza per ragionarci sopra.
Quindi, tornando al delizioso cacio nato nell’omonimo ramo della Val Brembana, la prossima volta che qualcuno mi dirà che puzza di piedi lo giustificherò con benevolenza: potrebbe aver avuto un infanzia difficile con i formaggi, forse a causa di una tata francese tifosa del Brie…