Tratto da: Lo scultore di anime
[…] «Vediamo se ho capito» esordì Ezechiele Deprescu rivolgendosi ad Albert; «la natura ci ha fatti in un certo modo, a quanto pare con qualche difetto; quindi, o ci teniamo i nostri difetti con tutti i rischi che ne derivano, oppure continuiamo sulla strada da voi tracciata, assumendoci la responsabilità di decidere noi, al posto della natura, cosa sia meglio per l’umanità…»
«Hai centrato in pieno il problema, Ezechiele» rispose Albert Gordon lisciandosi la barba, che da qualche giorno aveva accorciato prendendo a modello quella del Generale Lockmind; «tranne che per un piccolo particolare. Vedi, noi siamo quello che siamo, per una parte in quanto risultato di ciò che sono stati tutti quelli che ci hanno preceduto e, per l’altra parte, per come abbiamo elaborato le informazioni raccolte dalla nostra nascita in poi.» Dall’espressione incerta di alcuni, Albert capì che era necessario approfondire i concetti che aveva appena esposto.
«Voglio dire che la Natura non è un concetto definito e immutabile come la intendete voi, dove ci sono regole e leggi non scritte dalle quali non si può comunque prescindere. La Natura è la fotografia della vita che noi troviamo quando veniamo al mondo, ma che nel tempo subisce modificazioni tanto profonde quanto rapido è il progresso scientifico, tecnologico e intellettuale. L’essere umano, al termine della propria esistenza, lascia in eredità alle generazioni che gli succedono una Natura che ha subito dei mutamenti rispetto a quella ereditata dai genitori; perché sono mutate alcune realtà sensibili; come l’ambiente, per esempio, ma anche perché è mutato il codice di codifica della realtà, per effetto del quale le stesse cose vengono percepite e classificate in modo diverso da generazioni diverse. Questo significa che la Natura è il risultato di un percorso evolutivo in costante mutamento, come, nel lungo termine, l’eredità genetica trasmessa da una generazione all’altra subisce dei condizionamenti che modificano le istruzioni contenute nel DNA.»
«E secondo te dove ci porta tutto questo?» domandò Roger rivolto a suo nonno.
Albert si grattò prima il mento, poi sembrò interessarsi all’interno del suo indice della mano destra ingiallito dal fumo del sigaro, infine tossì e raddrizzò la schiena assumendo una posizione più composta.
«Tutto questo ci porta esattamente dove siamo adesso: a un nuovo punto di partenza.» […]
Questo brano, tratto dal libro Lo scultore di anime, dieci anni or sono affrontava un tema che sarà sempre più oggetto di feroci discussioni: è giusto o no modificare quello che definiamo come “l’equilibrio naturale”.
Rosita Isa, la prima mucca con due geni umani, da adulta potrà fornire latte simile a quello umano ma con caratteristiche che rafforzeranno il sistema immunitario. Com’era prevedibile si sta scatenando il circo mediatico dei sostenitori e dei detrattori dell’ingegneria genetica e, l’obiezione che più ricorre, è che quel latte non è naturale.
Se proviamo a togliere i paraocchi alla ragione e ci chiediamo cosa sia la Natura, ci accorgeremo che la risposta è tutt’altro che semplice e scontata, come sarebbe “naturale” attendersi.
Albert Gordon ha detto la sua; avanti il prossimo.