Il Giusto è lì, davanti a noi, sempre. Se non lo percepiamo è perché confuso dalle troppe scorie del nostro metabolismo culturale. Chi sente il bisogno del Giusto deve fare un passo indietro, ritrovare la trasparenza dello sguardo infantile: spegnere per un attimo il cervello e ascoltare il vento, osservare il movimento delle nuvole, le onde del mare, le ombre della luna.
Il Giusto non può essere assoggettato al giudizio della Ragione, perché il giudizio non è mai privo di conflitti e interessi. Dal giudizio della Ragione, il Giusto ne risulta contaminato; distorto, trasformato in qualcosa di diverso da ciò che è; diverso da ciò che è giusto.
Dobbiamo progettare un nuovo codice d’interfaccia della realtà, capace di descriverne la profondità e l’ampiezza ma filtrando tutto ciò che fa mercato con l’esistenza: un codice dove la parte piena del bicchiere codifichi il significato e quella vuota il senso. Un codice semplice, di primo livello, dove lo zero vale anche se non è preceduto o seguito da alcunché.
In alternativa al Giusto, dietro l’angolo c’è sempre quel bellissimo supermercato, fornito di tutto quanto serve a una persona normale per complicarsi la vita. Anch’io ci vado periodicamente ma solo per comprare vino e liquori; altrimenti i conti non mi tornano.