«Io non so pregare, non so rivolgermi, non mi so rivolgere a nessuno insomma. Se devo chiedere un’informazione, preferisco guardare sulla carta insomma. Non so rivolgermi, non so pregare. Invece lì avviene una forte capacità di rivolgersi all’assenza più pura, insomma, che è la divinità.»
Erri De Luca Il Grillo 1998: Fede e ragione
Per come mi piace pensarla, la Realtà è l’insieme di percezioni dell’Esistente codificate ed elaborate dalle aggregazioni della materia dotate di questa facoltà: gli esseri umani in primis, come pure gli animali, i vegetali. Anche i minerali hanno la loro realtà percepita, ma si deve scendere a livello atomico per comprenderla. Esistono infinite Realtà tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo che non possono essere rivendicate e omologate dai bottegai del divino.
Dio potrebbe essere “l’ordine implicato” in tutto ciò che esiste, il Logos di Eraclito e, cercarlo è forse l’impresa più affascinante da intraprendere. Cercarlo, non comprarlo al supermercato.
Agli studenti della trasmissione citata, Erri De Luca ha detto che la fede è «una forte capacità di rivolgersi all’assenza più pura…»
Ricordo ancora la sensazione provata quando ho letto questa definizione della fede: qualcosa di simile a un sussulto che proveniva dal profondo; forse è il modo con cui l’Anima saluta una verità quando la incontra. Diversamente, quando ci si rivolge a un qualsiasi prodotto della ragione che pretende di surrogare la purezza dell’assenza, non credo si possa parlare di fede ma di semplice colmamento del vuoto esistenziale con cui si spera di sublimare la consapevolezza del proprio limite.
Dio, per molti è un mestiere; per altri, la speranza alla quale aggrapparsi per esorcizzare la morte; per altri ancora, un mistero che manda il cervello in apnea… Non è facile ragionare intorno al concetto di Dio; qualcuno “comanda” anche di non nominarlo invano: forse perché la Ragione, quando è tenuta per mano da un intento impeccabile, invece di cazzeggiare svela, e le parole, prive di veli, diventano uccelli che hanno smarrito il senso del volo, pollame da cortile. Vi prego però, non venitemi a raccontare che Dio ha scritto un libro dove spiega come e perché ha creato l’universo: non ho più lo stomaco dei bei tempi…
Indicatemi piuttosto un Dio senza nome, senza storia e senza editore e io alzerò il calice al cielo. Di più non posso fare.