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1. Sopravvivi

2. Non rompere i coglioni

Dopo trent’anni d’impegno a metterli in pratica, non ho ancora capito se esista un’equazione capace di bilanciarne il senso col significato.
Qualcosa però l’ho scoperta: praticare con intelligenza e autoironia il secondo comandamento riduce esponenzialmente le probabilità che ci si trovi nella condizione in cui occorra il primo.
Per quanto riguarda la mia esperienza il giocattolo funziona, ma a condizione che del secondo comandamento se ne assimili il senso mediante un corretto (intelligente) processo di significazione del contesto.
Non rompere i coglioni è rivolto soprattutto a me stesso, quando mi accorgo che sto andando per pagliuzze invece che per travi; e poi agli altri, che hanno il diritto a esistere come gli pare nell’esercizio della sovranità su loro stessi.
I 2 comandamenti possono apparire come iceberg che emergono da un mare torbido e minaccioso di significati. Il primo in particolare: Sopravvivere, è un’asticella che ognuno di noi pone ad altezza diversa: c’è chi declina la sopravvivenza a spese degli altri, e chi invece si accontenta di quel minimo necessario a soddisfare i bisogni fisiologici primari.
Per quanto mi riguarda, ho trovato il mio significato del sopravvivere in un blocco di appunti:

Il premio che ricevono i marinai per l’amore con cui osservano il mare, sono i messaggi che rilascia la spuma dei frangenti quando si dissolve nel cuore dell’onda. “Sopravvivi…” dice uno di quei messaggi, “sopravvivi a tutto ciò che nega l’ordine implicato nella vita; sopravvivi alle istanze generate dai tuoi errori, dagli instabili equilibri della natura umana; sopravvivi ai tuoi fallimenti, alla paura di ciò che un giorno non sarai; sopravvivi al belato delle greggi inconsapevoli che nutrono i Re e i loro cortigiani…”
Questo mi ha raccontato la spuma del mare in una notte di luna.
Parola di marinaio.