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I velisti sanno cosa significa cambiare Mure e perché. Accade quando si naviga col vento a sfavore e sull’intervallo di manovra ci sono diverse scuole di pensiero. Quando si deve risalire il vento, la frequenza con cui si vira (e si cambia mure) dipende da variabili come i salti di vento, la direzione delle onde rispetto alla prua, la direzione della corrente; oppure, dal preferire un’andatura più confortevole a quella che ci fa guadagnare più acqua. A meno di non trovarsi con gli scogli sottovento perché, in tal caso, c’è poco da menarsela con le speculazioni filosofiche. C’è anche chi decide di fare solo due lunghissimi bordi e chi, invece, preferisce virare a ogni minimo cambiamento delle condizioni del mare e del vento. Ognuno ha il suo “verso” preferito di navigare e non ci sono regole fisse.
Altra storia è il tempo in rapporto alla distanza che ci separa dal porto dove abbiamo deciso di approdare. In una navigazione lunga: bastano pochi gradi di rotta o di deriva per aumentare anche di molto le miglia da percorrere e, il “modo di navigare”, può allungare il percorso tanto che il tempo di una vita non basta per arrivare in porto. Il tempo a disposizione è la variabile più difficile se non impossibile da stimare.
Non tutti hanno avuto la fortuna di essere iniziati alla navigazione da un maestro come Camuffo, il quale, con le mani di chi sa annodare ma anche sciogliere, ha messo subito in chiaro le lenze:
Non serve che fai il matto per arrivar, tanto dopo un po’ te romperai i cojon e vorrai tornar in mar… xe megio navigar lenti, così con una mano ti te tien la barca e con l’altra una boccia de vin.
“Così parlò Camuffo” ma, ora che sono vecchio la posso dire a modo mio: va bene comunque, anche “alla busca”,  senza un carico e senza un porto di destinazione; l’importante è non stancarsi di navigare, non permettere al tempo e alla stupidità di trasformarci in una chiatta.