In tempi di crisi dobbiamo tutti tirare la cinghia e rinunciare al superfluo; alcuni sono costretti anche a fare a meno di cose che per altri sono invece essenziali: come le vacanze estive, andare ogni tanto al ristorante, al cinema. Lo stesso comportamento virtuoso che lo Stato chiede ai cittadini però, credo sia lecito pretenderlo dallo Stato, se è di uno stato laico, democratico e civile quello a cui ci riferiamo. Sulla carta, nella Costituzione, non mi pare vi sia un riferimento esplicito al dovere di finanziare la Religione; ci sono due Concordati, è vero, che assicurano alla religione cattolica non pochi privilegi, ma si tratta di Leggi che possono essere modificate o addirittura ribaltate. Fino a qualche tempo fa, prima che lo Stato cominciasse a mettere le mani nelle tasche del ceto medio e a rivoltare come un calzino quelle dei pensionati, su certe cose si poteva anche chiudere un occhio, magari entrambi quando si trattava del Vaticano. Oggi non è più così, gli occhi li dobbiamo spalancare se vogliamo capire perché lo Stato rischia la bancarotta e, la prima cosa da scoprire, è come vengono spesi i soldi dei contribuenti: in alcuni casi è opportuno chiedersi se sia giusto che lo Stato si faccia carico di certi costi. Leggere su un documento della UAAR che la Chiesa cattolica ci costa 6,08 miliardi di euro all’anno, fa venire voglia di approfondire l’argomento, in particolare a quelli come me che con Dio hanno un ottimo rapporto, personale, diretto e non sentono proprio il bisogno di finanziare la Sede, le filiali e i dipendenti di chi si proclama unico rappresentante autorizzato del Suo Verbo.
Dalla tabella che qualifica e quantifica quei 6,08 miliardi di euro che ogni anno ci costa la chiesa cattolica, si evince quanto poco laico sia in realtà lo stato italiano, e quanto sottile sia la linea che separa una religione di stato, come quella cattolica, da uno stato di religione, come al Vaticano piacerebbe tanto. Sul sito della UAAR mi hanno colpito in particolare il costo per l’insegnamento della religione nelle scuole. Intanto mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché dobbiamo pagare oltre un miliardo di euro all’anno per l’insegnamento della religione nelle scuole. A quanto pare, non basta il catechismo imposto direttamente e indirettamente per poter partecipare ai riti della chiesa (Battesimo, Cresima, Comunione); è necessario che il dogma entri nella mente dei bambini fin dalla più tenera età, quando sulla lavagna ancora tenera della coscienza, la parola di Dio (?) possa incidere la pietra, così da non poter essere facilmente cancellata dallo sviluppo delle facoltà razionali. Se un pezzo di Stato non appartenesse di fatto al Vaticano, e temo non sia la parte migliore, qualche illuminato Ministro dell’Istruzione avrebbe dovuto chiedersi se la Religione sia una materia di studio così importante da sostenerne i costi per l’insegnamento. Ammesso che la risposta al quesito sia affermativa (e i costi che paghiamo lo dimostrano), qualcuno dovrebbe spiegarmi perché “non vi è infatti alcun obbligo né di frequentare l’IRC (insegnamento della religione cattolica) né di frequentare l’ora alternativa, come è stato autorevolmente sancito nel 1989 dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 203 (sentenza fondamentale, perché sancì il supremo principio costituzionale della laicità dello Stato)”. Mi chiedo anche perché la Religione non faccia parte del programma di Storia, di Filosofia e anche di Letteratura, considerato quanto si è scritto sulla divinità in genere. Entrando poi nel merito dei contenuti relativi all’insegnamento religioso, vogliamo davvero che i nostri bambini debbano subire stress psicologici causati dai concetti di peccato, dannazione eterna, inferno, sensi di colpa per le pulsioni sessuale e via dicendo? Vogliamo davvero esporli fin dalla più tenera età al venefico campionario d’invenzioni metafisiche con cui il cattolicesimo turba le giovani e indifese menti infantili? Si potrebbe anche entrare nel merito della moralità sessuale del clero, ma bastano i fatti di cronaca a renderne testimonianza. Per quanto mi riguarda non muovo alcuna obiezione al diritto di culto, ognuno è libero di credere ciò che gli pare, vorrei solo che non fossimo obbligati a pagare per un servizio richiesto solo da una parte della collettività.
Tanto per conoscerci meglio, sarebbe interessante fare una tabella dei provvedimenti legislativi a favore della chiesa cattolica che indichi i promotori delle leggi e i partiti che le hanno votate. Sarebbe anche utile un prospetto dei rapporti tra stato e religione dei principali paesi europei; ma per risolvere alla radice il problema dei “costi impropri” della religione, basterebbe che una scintilla di consapevolezza illuminasse per un attimo le menti di chi non può vivere senza un Dio di riferimento: Dio va bene, ci può anche stare che la vita sia la conseguenza di una volontà divina, ma siamo sicuri di quelli che si proclamano gli unici, veri interpreti e intermediari del volere divino? Siamo certi che Dio (quello che preferite tra i tanti sul mercato) abbia dato agli uomini il potere di negoziare la salvezza dell’anima? E se prendiamo il caso di quel Dio in particolare, quello che è in cielo in terra e in ogni luogo, il Dio dell’amore, della speranza della carità, quello che ci costa miliardi di euro all’anno, non verrebbe da pensare che la volontà di un Dio così buono possa essere un’altra, e cioè che, con quei miliardi di euro si potrebbero alleviare le sofferenze di molte persone che vivono quotidianamente l’umiliazione di una povertà che non hanno meritato, di quei milioni di pensionati che fanno la spesa in centesimi invece che in euro?
Non me ne vogliano gli amici cattolici ma, quando i mercati lo richiedono, dobbiamo chiudere le imprese improduttive e mettere i lavoratori in mobilità. Capisco che dopo tanti secoli sarà dura rinunciare al servizio del clero: il mondo non ci sembrerà più lo stesso senza battesimi, cresime, matrimoni, funerali e quei bei sermoni domenicali che tanto bene fanno alle anime pie. Non sarà facile abituarsi a parlare direttamente con Dio senza intermediari; mi chiedo come faranno le coscienze sporche senza quelle fantastiche lavatrici a secco che hanno fatto la fortuna del cattolicesimo. Dobbiamo riconoscerlo: nessuna religione è così organizzata per restituire serenità ai peccatori; e anche gratis, se si escludono quei 6,08 miliardi di euro all’anno che paghiamo ogni anno ai venditori di paradisi e inferni a convenienza. Dovremo purtroppo fare a meno di quelle stupende boutique dell’anima che sono diventate le chiese e metterci a tu per tu con Dio, perché non credo che gli italiani accetteranno ancora per molto di fare la fame, anche se è Dio a volerlo…